L’ingresso degli Aragona di Spagna nella storia dell’Italia meridionale si lega alle tormentate vicende della successione angioina sul trono di Napoli. Sin dal Trecento la dinastia degli Angiò, che aveva scacciato gli Svevi, versava in condizioni non facili a causa delle lotte interne ai tre rami in cui il casato era diviso: Durazzo, Taranto, d’Ungheria. In queste vicende molto complesse era stato tirato in ballo anche il re Alfonso V d’Aragona detto Il Magnanimo, che aveva ereditato dal padre la Sicilia e che riuscì a conquistare il regno di Napoli con una strategia molto audace. Dopo aver stretto rapporti diplomatici con i più potenti signori italiani, il Magnanimo vinse infatti sui contendenti al trono e nel febbraio 1443 entrò trionfalmente nella città partenopea, ricostituendo così l’unità del Regno di Sicilia. Dopo un secolo di aspre lotte interne, Napoli tornava ad essere una capitale degna del proprio titolo: rifiorirono le arti e il mecenatismo, tanto da farne un centro del Rinascimento, furono emanate riforme e fu incoraggiata la ripresa economica per limitare il potere dell’aristocrazia terriera. La quale comunque ordirà nel 1485 la sanguinosa Congiura dei Baroni. L’opera di rinnovamento fu portata avanti anche dal figlio del Magnanimo, re Ferrante. Dopo aver sconfitti i baroni, combattuto contro i signori italiani e risolta la spinosa questione della presa di Otranto da parte dei turchi, Ferrante promosse i primi interventi di difesa del territorio. Anche in Salento. Il Salento è infatti punteggiato dai castelli aragonesi, che presentano un impianto standard di possenti torri circolari con spesse murature e base scarpata. Nel corso del XVI secolo diventa imperatore Carlo V di Asburgo, che riunisce tutti i rami imparentati con la casa regnante spagnola, compresi gli aragonesi di Napoli. Si apre un periodo di grande splendore per il Mezzogiorno e per il Salento: importanti riforme aprono la strada ad un miglioramento delle condizioni di vita e ad una maggiore produzione agricola (ne sono testimonianza le numerose masserie risalenti a quel periodo); il territorio è reso più sicuro grazie alla realizzazione di nuove strutture difensive per prevenire e sconfiggere il terrore che viene dal mare. Le successive dominazioni spagnole e borboniche ridussero tuttavia la Terra d’Otranto ad una regione anche politicamente periferica, fatta salva la fiorente attività artistica, fra XVI e XVIII secolo, che ha fatto di Lecce uno dei centri più importanti del barocco. Ma ormai era cominciata la lunga e lenta decadenza della penisola salentina.