Con il lento disfacimento dell’Impero Bizantino e l’incapacità dell’Europa Occidentale di risolvere le laceranti questioni politiche e religiose interne, la componente islamica trova modo di diffondersi con un’intraprendenza e una velocità sbalorditive. Risalita nell’VIII secolo la penisola iberica, dopo essere partiti dal Medio Oriente e aver conquistato l’Africa settentrionale, i musulmani o saraceni tentano una manovra militare a tenaglia per stringere l’intero bacino del Mediterraneo. A ciò si aggiungono continue azioni di disturbo condotte contro le città costiere e le navi che solcano il mare. Il IX secolo registra una serie di azioni in grande stile che portano i saraceni ad insediarsi addirittura sul territorio cristiano: nell’840 Taranto diventa un importante avamposto per le scorrerie sullo Ionio, nell’847 Bari diventa una vera città islamica che commercia con le altre città adriatiche, ma è al tempo stesso una testa di ponte per le razzie nell’entroterra italiano, in particolare ai danni di Benevento e Salerno. Nel X secolo i bizantini danno vita ad una campagna militare su vasta scala che riconquista alcuni territori, ma il dominio sul mare è ormai compromesso. Le cronache raccolte nei secoli testimoniano del terrore suscitato dai saraceni su tutto il territorio salentino: saccheggi e rapine per terra e per mare; migliaia i giovani rapiti e venduti come schiavi; raccolti distrutti e depredati. Con la caduta di Costantinopoli (1453) i saraceni attuano il salto di qualità e alle azioni di pirateria si accompagnano tentativi di conquiste militari, fortunosamente respinti grazie al coraggio delle genti salentine. Il 28 luglio del 1480 però appare al largo di Otranto una flotta di 150 navi e 18.000 uomini, una forza troppo grande anche per l’intrepida città. Sotto la guida del sanguinario Achmet Pashà i saraceni ingaggiano una lotta terribile, che li condurrà l’11 agosto all’ingresso della città – che sarà testimone di orribili nefandezze: come l’eccidio degli 800 uomini, decapitati per non aver abbracciato la fede islamica, i cui resti sono conservati nella cattedrale della città. L’anno seguente i signori italiani, resisi conto del grave pericolo, appoggiano il duca di Calabria Alfonso Ferdinando d’Aragona che libera Otranto, poi fortificata per impedire futuri attacchi. Nel 1537 è la volta di Castro, e dieci anni dopo tocca a Salve, ma il sistema di difesa (torri, castelli e masserie fortificate) funziona, e i saraceni si devono accontentare di saccheggiare e distruggere piccoli centri costieri. La loro flotta da guerra e da corsa rimarrà però una costante minaccia per i commerci e le attività marinare sul Mediterraneo fino alla battaglia di Lepanto, che nel 1571 ridimensiona la presenza ottomana nel Mediterraneo. I turchi da quel momento si limiteranno a scaramucce, azioni piratesche e rapine, che in ogni modo terranno in costante apprensione le popolazioni salentine fino al 1700.